Chiuso nel palazzo settecentesco che da oltre un secolo appartiene agli Agnelli, l'avvocato, il vecchio patriarca, si prepara alla morte. Intorno a lui nessuno parla apertamente della gravità del male che lo sta consumando, ma lui sa bene di trovarsi ormai al crepuscolo. L'unico che non asseconda la menzogna è Giorgio, il giovane cameriere, e proprio con lui il re cede a un'insolita confidenza. Il passato lo assale con i volti e i lutti della sua lunga vita, contrasta la sua volontà di annullarsi, gli impone l'ultima occasione per conoscersi. Ma, guardando indietro, le imprese di ieri perdono qualsiasi tratto eroico e il regno, senza più discendenti, è privo di valore. Attraverso una delle figure più affascinanti del Novecento, italiano e non solo, Colombati scandaglia grandezza, miseria e solitudine del potere, ma soprattutto dipinge con tratto fermo e colori di ghiaccio l'incandescente groviglio di dubbi e rimpianti di un uomo, eccezionale eppure comune, di fronte all'ultima, decisiva sfida.
Chiuso nel palazzo settecentesco che da oltre un secolo appartiene agli Agnelli, l'avvocato, il vecchio patriarca, si prepara alla morte. Intorno a lui nessuno parla apertamente della gravità del male che lo sta consumando, ma lui sa bene di trovarsi ormai al crepuscolo. L'unico che non asseconda la menzogna è Giorgio, il giovane cameriere, e proprio con lui il re cede a un'insolita confidenza. Il passato lo assale con i volti e i lutti della sua lunga vita, contrasta la sua volontà di annullarsi, gli impone l'ultima occasione per conoscersi. Ma, guardando indietro, le imprese di ieri perdono qualsiasi tratto eroico e il regno, senza più discendenti, è privo di valore. Attraverso una delle figure più affascinanti del Novecento, italiano e non solo, Colombati scandaglia grandezza, miseria e solitudine del potere, ma soprattutto dipinge con tratto fermo e colori di ghiaccio l'incandescente groviglio di dubbi e rimpianti di un uomo, eccezionale eppure comune, di fronte all'ultima, decisiva sfida.